lunedì 2 febbraio 2009
Allenamento e ricerca : Una chiave per aprirsi al Gong Fu tradizionale
(Pubblicato su kuoshu.net)
L’allenamento è la pratica fondamentale di ogni disciplina e sport. La nascita di questa parola deriva dalla procedura che ogni individuo cerca per migliorare le proprie prestazioni. Esistono molti tipi di allenamento ognuno dei quali può essere svolto con serie infinite di metodologie, la scelta si restringe se colui che si applica riesce a pianificare i propri obbiettivi in relazione a se stesso e di conseguenza al proprio fisico. L’aneddoto migliore che si possa pensare quando ci si riferisce alla parola “allenamento” è, a mio avviso, quello di avere un corpo ed una mente forte in grado di superare ostacoli che prima ci sembravano insuperabili, convincersi che possiamo migliorare perché in fondo siamo in continua evoluzione. Nell’ambito marziale e non solo, l’allievo novizio non conosce il vero significato di questa parola e quindi è considerevole che il praticante più esperto lo guidi ad usare un metodo corretto ed acquisire una buona dose di volontà nell’eseguirlo. Purtroppo spesso in occidente agli allievi non sempre vengono date sufficienti nozioni al riguardo e perciò sono soggetti a innumerevoli sciocchezze create dalla disinformazione. E’ sempre opportuno documentarsi al riguardo!
Nel Gong fu tradizionale non si smette mai di apprendere e questo implica in noi una costante crescita dell’allenamento: condizionamento, postura, respirazione, velocità, forza e allungamento sono alcuni degli aspetti che il praticante deve esercitare. Per farlo in ogni stile si è sempre utilizzato antichi metodi, trasmessi da maestri ad allievi con la costante pratica dell’arte stessa. Una recente intervista al monaco Shi De Yang cita : “Al tempio Shaolin ci sono sempre stati estenuanti allenamenti, non posso svelare di che si tratta, molte delle cose che non spiego le tengo segrete per proteggere qualche incauto che voglia imitarle… Allenamenti di lotta contro la tempesta, dando sempre il massimo di se stessi; salita con sacchi di sabbia alla caverna di Tamo, alle cinque del mattino; saltelli a piedi uniti sugli 800 scalini che portano fino ad essa, discesa a carponi, su e giù finché la forza ti viene a mancare….e questo è solo un assaggio di ciò che il tempio, quello autentico, offre.”
Certo, sacrificio e volontà sono strettamente necessarie affinché si possa ricevere tutti i benefici dalla nostra sessione di allenamento, ma allo stesso modo sono richieste la concentrazione e l'abilità di liberarsi dagli effetti della distrazione. E’ questo stato mentale, questa abilità di focalizzare la tua attenzione su cosa stai facendo che conferisce più efficienza all’allenamento, e uno dei modi migliori per ottenerlo è pensare ai nostri muscoli che lavorano durante lo sforzo. Per capire meglio tutto ciò, chiamerò in causa la pratica di alcuni esercizi tradizionali.
“Per sorreggere un palazzo ci vogliono delle solide fondamenta ”, è con questo detto che il pensiero cinese pone molta importanza nell’esercizio di una salda postura. Dalla medesima infatti dipendono la stabilità, l’agilità, la potenza e la duttilità, importantissimi elementi che condizionano il rendimento del praticante. In questo caso, l’allenamento sarà improntato sulle due componenti che la formano: il radicamento e l’allineamento; già dalle parole si può avere un’immagine chiara del loro significato, bisogna saldarsi a terra come una montagna ed imporsi irremovibilmente come la roccia che la compone. L’esercizio più usato nella maggior parte degli stili è lo zhang zhuan(站桩功) , il “palo immobile. Lo scopo dello zhang zhuan è quello di rimanere fermi a lungo in una postura fondamentale del gong fu(bu fa) rinforzando così gli arti inferiori in quanto la posizione che si mantiene è del tutto isometrica, e rendendo il corpo stabile e capace di sviluppare enorme energia.
Costruire una posizione salda e trovarla intuitivamente non è il solo obbiettivo che si deve cercare.
La presenza di questo antico esercizio ci insegna sopratutto che esistono dei muscoli di grande importanza da sviluppare: quelli posturali. Otteniamo il controllo su di essi e di conseguenza saremo in grado di muoverci con il minimo sforzo e con la massima efficienza. Un buon esempio di zhang zhuan viene raggiunto quando si riesce a mantenere una posizione non troppo alta (solitamente ma bu) per circa 20-30 minuti avendo la sensazione di essere equilibrati, leggeri e stabili. Quando si raggiunge un ottimo livello in questo esercizio, il praticante incrementa il proprio carico lavorativo con il sollevamento e la tenuta di un carico, sempre rimanendo fermi ed immobili nella solita posizione (le immagini riportate illustrano due varianti del metodo di zhang zhuan a carico sostenuto). Stare eretti in questa posizione significa essere delicatamente bilanciati e ben saldi al suolo quando si viene disturbati.
Spesso negli esercizi di condizionamento fisico ci si trova di fronte alla costante sensazione di “ascoltare” il muscolo sollecitato dallo sforzo. Condizionare, nella terminologia sportiva, significa sottoporre fisico e mente a prove specifiche e riuscire tramite esse a sviluppare e rinforzare qualsiasi elemento del corpo. Ne è un esempio pratico il tui da (腿打), un metodo praticato a coppia che prevede vari esercizi per battere/colpire il proprio corpo con quello del partner. Di solito le parti più usate sono gli avambracci, le mani e le gambe che, venendo colpite in maniera progressiva sviluppano un notevole irrobustimento osseo/muscolare (dal punto di vista scientifico, questo esercizio crea nel praticante, abbondanti fibre elastiche e collagene, nonché lievi ma significative calcificazioni). Tale pratica deve essere condotta con grande attenzione poiché dal momento in cui viene iniziata si dovrà intensificare la potenza dei colpi gradualmente, evitando ematomi e lesioni.
I colpi sferrati non devono mai eccedere, anzi è preferibile rimanere rilassati e morbidi poiché il qi nel nostro organismo rimarrà in circolazione con un afflusso continuo. L’impatto del colpo è come l’eco di un sasso che cade in acqua, il muscolo vibra alla sollecitazione fino a che questa si riduce di intensità. L’esercizio più conosciuto di questo metodo è il san kao bi che letteralmente significa “tre colpi di braccio”: dalla posizione classica ma pu e senza contrarre i muscoli degli avambracci si colpisce tramite questi ogni parte di quelli del compagno andando a creare cosi un movimento dinamico e ripetitivo. Esistono centinaia di varianti e di esercizi, ad esempio nello stile Ba Ji Quan si dedica molto tempo anche a percuotere le anche, il petto e la schiena con serie specifiche di esercizi, spesso contro un palo anziché con il compagno; infatti una particolarità di questo stile è proprio l’allenamento di percussione del palo, il da zhuang gong (打法).
I principi guida e le componenti da tener presenti per pianificare un corretto allenamento sono :
1- la continuità del lavoro
2- l’alternanza di sforzo sul carico lavorativo
3- iniziale riscaldamento e defaticamento finale
4- adeguamento del ritmo e della durata
5- corretto atteggiamento mentale
6- particolare attenzione alla respirazione
7(a)- miglioramento delle tecniche di esecuzione
7(b)- ricerca e correzione dei punti deboli
8- allenamento duro e coltivazione di energia e coraggio
9- lavoro in uno stato di naturalità (anche con maltempo)
Ognuno di questi punti è da considerarsi “personale”, in quanto si adattano perfettamente all’individuo e si applicano anche ad un lavoro di gruppo. Questi principi sono tipici della mentalità cinese. Infatti mentre per i cinesi è ovvio dedicare il tempo libero all’allenamento, in Occidente questi momenti vengono più spesso dedicati al relax. Fare grossi sacrifici per allenarsi, nel mondo di oggi e’ solitamente ritenuto cosa inutile, ma a quanto pare: gestire il tempo libero ed il lavoro, fare a meno di uscire qualche volta con gli amici, rinunciare a qualche ora di pigrizia e svago, è una cosa per pochi. E’ interessante fare una puntualizzazione sul punto n.9: lavorare in uno stato di naturalità significa allenarsi in un ambiente all’aperto, in qualsiasi condizione atmosferica, poiché il praticante deve sapersi adattare ad ogni circostanza ed evenienza. Lavorare confortevolmente in una palestra attrezzata riduce lo stimolo e facilita il metodo, atrofizzando così la nostra capacità di adattamento e sviluppo personale. Molte volte questo principio viene tralasciato per comodità, quando piove si è riparati, quando è freddo si è al chiuso, quando è caldo si è al fresco e così via; cercare di praticare sia all’aperto che in palestra è una condizione ottimale per far vostri questi principi.
Per progredire bisogna dunque gradire la fatica fisica, il defunto Maestro Chang Dsu Yao scrisse su una nota rivista di arti marziali : “Nei momenti di allenamento con il maestro (Liu Pao Ch'un) l'atmosfera circostante cambiava, il luogo di allenamento diventava la Cina stessa con i suoi pensieri, la sua cultura, la sua arte e noi ci lasciavamo trascinare da quell'incanto, dimentichi di tanto sudore e fatica; accanto a noi c'era sempre il maestro che con il suo volto sereno e severo ci incitava ad andare avanti.”
“A volte le cose capitano per caso, sta a noi individuare quale sia il “caso” da seguire, e questa considerazione vale per la maggior parte delle cose.” E’ il detto cinese che ritengo opportuno per evidenziare l’importanza della scelta; è importante saper distinguere l’ utile da cosa non lo è¸ solo allora possiamo allenarci per sviluppare noi stessi.
Poniamo il caso che un praticante sia consapevole che la sua lacuna risieda nella precisione dei movimenti o nell’attenzione verso ciò che fa. Il caso vuole che gli antichi cinesi “costruissero” un metodo dedicato proprio a chi cerca di migliorarsi in tutto ciò. Mi viene in mente un sistema di allenamento molto particolare ed ampiamente usato in molte province della Cina, lo Zhuang fa(桩法) ovvero “il metodo dei pali”; si tratta di un allenamento nel quale ci si muove dalla cima di un palo di sezione circolare all’altro, secondo precise forme o più semplicemente praticando tecniche e spostamenti ben precisi. Lo zhuang fa allena appunto l’equilibrio, le posizioni fondamentali ed in particolar modo l’attenzione sugli spostamenti poiché mentre lo si esegue, molta importanza va dedicata alla focalizzazione su dove si mettono i piedi ed alla postura del corpo (schiena, busto e testa) per evitare di cadere a terra. Molti stili di gong fu usufruiscono di questo metodo, nel Mei Hua Quan ad esempio vengono usati cinque pali disposti a pentagono che simboleggiano il fiore di prugno ed il nome che gli fu dato fu appunto mei hua zhuang (pali del fior di prugno); nel Ba Ji Quan troviamo il si bu zhuang fa (pali dei quattro passi) che si basa su quattro tronchi disposti a quadrato. Il metodo dei pali lo troviamo anche nello Shaolin Quan tradizionale dove venivano usati ben sette tronchi dando vita al metodo qi xing zhuang fa (pali delle sette stelle) reso famoso dai lunghi arbusti intagliati che si ergevano a circa due metri da terra.
Tutti gli esercizi descritti sono sempre stati trasmessi dagli antichi maestri come tesori dal valore inestimabile, coniati da un’essenza unica che in altri allenamenti (quelli sportivi ad esempio) non troviamo. Essi non cercavano un elevato numero di allievi come si usa oggi nelle palestre, ma miravano all’accrescimento di taluni trasmettendo loro tutto il proprio sapere.
Oggi che abbiamo la possibilità di imparare e trasmettere, eseguiamo gli allenamenti con lo stesso sacrificio e passione, ed apprendiamoli con la medesima importanza perché altrimenti andranno persi secoli di tradizione, come purtroppo sta in parte accadendo.
Cercare, Informarsi, Studiare, Praticare, quattro parole con un grande significato marziale che vengono rese concrete solo con la dedizione; cercate la vostra vera strada, informatevi su come poterci arrivare, studiatene ogni minimo particolare e praticatela con rigore per poter giungere al
traguardo. Alla fine vi accorgerete che sarà solo un altro principio.
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